Se Valentina Nappi non è una sorta di Wu Ming non dichiarato e costruito a tavolino per prendere per il culo certa intellighenzia italiana, cioè se Valentina Nappi è quello che sembra, allora si tratta di una sorta di ornitorinco, un fenomeno interessantissimo proprio per la sua stranezza inedita, che sfida alcuni nostri stereotipi culturali così incalliti da sembrarci naturali.
È già difficile rapportarsi con le pornoattrici, esseri strani in genere invisi alle donne e in qualche modo desiderati con timore inconfessato dagli uomini, soprattutto se questi non hanno alcuna speranza di giungere a conoscerne biblicamente le virtù. Ma se la pornoattrice è anche una giovane intellettuale "organica" (per una volta nel vero senso della parola) che scrive benissimo e argomenta con notevole acume, dimostrando pure un'ottima padronanza del lessico filosofico più sofisticato, allora siamo di fronte a una persona che sprigiona un fascino a dir poco perturbante e appare come un'aliena atterrata in mezzo a dei cavernicoli.
Ma come, si chiede il nostro cervello primitivo, una zoccola filosofeggia con competenza? E chi è, Juliette? Ebbene sì.
La sua replica su "Micromega" a Diego Fusaro - che molto incautamente, sotto la maschera di una dotta citazione aristotelica, in un suo pezzo l'aveva provocata paragonandola a un verme al servizio del capitale (dal lato sinistro) - innnova radicalmente la diatriba filosofica, perché all'argomentazione tutt'altro che debole (la Nappi sostiene una precisa concezione libertaria e libertina che assomiglia a una versione applicata della "teoria del corpo amoroso" di Michel Onfray) aggiunge un gesto "detto" che nel dibattito pubblico sui massimi sistemi della politica risulta inaudito e definitivo: la squirtata in faccia all'interlocutore.
Ma si noti l'ambiguità: la performance promessa dalla pornofilosofa, per certi versi, non è affatto, o non è solo, un atto di disprezzo o una minaccia di violenza: non è, insomma, un "Ti piscio in testa" e non è nemmeno un "Ti spacco la faccia a colpi di dildo". È piuttosto, o è anche, un gesto di comunicazione erotico-filosofica abissale e destabilizzante, perché ha l'aspetto del tutto inaspettato dell'offerta di un dono di riconciliazione, quasi un atto spiritualissimo di misericordia infinita da parte dell'eterno femminino.
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